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quanto detto finchè era in polizzia, ma da quando

Author:unloginuser Time:2024/09/21 Read: 6562

quanto detto finchè era in polizzia, ma da quando se ne era andto, anche il malomodo (litigando con il capitano e alcuni colleghi per l’inefficenza e il continuo appellarsi alle regole) aveva trovato solo lavori perlopiu deprimenti, appostamenti pe trovare amanti di mogli o mariti che oramai non sopportavano piu’ la propria meta, o semplicemente erano alla ricerca di nuovi piaceri

Quanto aveva lasciato la polizia, era come se gli avessero strappato via un pezzo del suo cuore, o almeno quello che ne rimaneva. Il rigore, la disciplina, l’adrenalina che lo percorreva durante le indagini, tutto ciò gli mancava come l’aria. Ma, a dire la verità, a mancargli era anche la possibilità di dare un calcio in culo a chi non rispettava le regole, di sminuire l’arroganza dei colleghi che si crogiolavano nell’incompetenza.

Il capitano, con la sua smorfia da bulldog e l’amore per la burocrazia, gli aveva sempre dato sui nervi. E i colleghi, con i loro metodi sbrigativi e la loro incapacità di pensare fuori dagli schemi, non erano da meno. Quanto, con il suo carattere sbrigativo e la sua visione pragmatica, spesso si ritrovava a scontrarsi con le loro rigidità, a contestare le loro logiche contorte. E non gli importava di sembrare il cattivo della situazione, quello che non si piegava alle regole, quello che non si accontentava di “fare il suo lavoro”.

Certo, dopo la polizia, le sue aspettative erano alte. Aveva immaginato di continuare a lavorare in un contesto dinamico, di mettere a frutto la sua esperienza e la sua intelligenza. Ma la realtà si era rivelata ben diversa. Gli erano stati offerti lavori “normali”, noiosi, banali. E gli avevano chiesto di fare cose che non erano per lui, come appostarsi per ore e ore aspettando che un uomo tradito prendesse un appuntamento con la sua amante, o che una moglie infelice si concedesse un momento di distrazione.

Quanto si ritrovò a sorvegliare gente comune, a seguire le loro giornate monotone, a mettere in gioco la sua dignità per cose insignificanti. Il suo orgoglio ne usciva ferito, il suo spirito combattivo si affievoliva. Si sentiva come un lupo rinchiuso in un pollaio, costretto a mangiare pollo invece di cervo.

La sua rabbia e la sua frustrazione si riversavano in insulti e critiche, in continue rimostranze contro la vita, contro il destino che gli aveva riservato un posto così insignificante. La sua mente, abituata alle sfide e alle indagini complesse, si ritrovava a viaggiare in circoli viziosi, a cercare un senso a quelle azioni banali che non lo avrebbero portato da nessuna parte.

Quanto, il lupo solitario, il detective pragmatico, si era trasformato in un cane sciolto, vagante, senza un padrone, senza un obiettivo. Un uomo perso in un mondo di amanti e tradimenti, un uomo che aveva scambiato la sua dignità per un lavoro senza futuro.